Sono solo due le aziende che rispettano i cinque parametri del progetto ATLETE inerenti all’etichettatura energetica che, in realtà, è molto importante perché tutela il consumatore e assicura una concorrenza leale.
Da questo quadro desolante emerge chiaramente che urge un miglioramento nel livello di conformità ai requisiti dell’etichetta energetica: un’azione di controllo più incisiva è la strada migliore per assicurare una competizione corretta ed equilibrata per i costruttori di apparecchi domestici e un elevato livello di protezione del consumatore.
Dai test è emerso che soltanto il 47% dei prodotti esaminati e presenti sul mercato comunitario risulta conforme all’etichettatura sulla base di cinque parametri: consumo di energia, temperature di conservazione (inclusa di conservazione), volume netto, capacità di congelamento e tempo di risalita della temperatura. La percentuale sale all’84% considerando soltanto tre parametri; temperature di conservazione (che esprime la classe di efficienza energetica), consumo di energia e volume netto.
Il progetto ATLETE, nato nel 2009 per monitorare la corretta applicazione dell’etichettatura energetica sui prodotti presenti nel mercato UE, ha avuto come partner cinque realtà impegnate sui temi dell’uso razionale e del risparmio energetico; oltre alla citata CECED, la francese ADEME, le italiane ENEA e ISIS e la ceca SEVEN.
La conferenza conclusiva di ATLETE si è tenuta a Bruxelles durante la European Union’s Sustainable Energy Week (11-15 aprile). Il progetto, costato un milione di euro, è stato finanziato per il 75% dal Programma “Intelligent Energy Europe” della Commissione Europea.
Peccato che i risultati delle imprese siano, almeno in questa fase, molto deludenti.