Energia, competitività e futuro: la sfida delle aziende italiane e il ruolo delle rinnovabili

A cura di Vito Zongoli, CEO di SENEC Italia

Negli ultimi anni il costo dell’energia è diventato uno dei principali fattori di rischio per la competitività delle imprese italiane. L’aumento delle tariffe e la volatilità dei mercati hanno inciso negativamente sulla redditività aziendale, comprimendo i margini e mettendo a rischio la sopravvivenza stessa di molte realtà produttive, soprattutto nel manifatturiero e tra le PMI. La fotografia scattata da ANIE lo conferma con chiarezza: l’Italia continua a registrare i prezzi elettrici più alti d’Europa, con una media nel 2025 pari a 121 €/MWh, contro i 97 della Germania, i 73 della Francia e i 60 della Spagna.

L’incidenza delle spese energetiche sul totale dei costi aziendali sfiora il 10% per l’artigianato, mentre registra valori più contenuti per l’industria (6,9%), dove la maggiore dimensione media delle imprese permette economie di scala, e i servizi (6,6%), la cui attività è meno energivora. In questo scenario, l’Italia si trova a dover affrontare una doppia sfida: da un lato, garantire alle imprese l’accesso all’energia a prezzi inferiori; dall’altro, accelerare la transizione verso un sistema energetico più sostenibile e meno dipendente dalle fonti fossili.

L’aumento dei costi energetici si traduce, infatti, in una perdita di competitività rispetto ai concorrenti europei e internazionali. Le aziende italiane si trovano spesso a dover trasferire parte di questi costi sui prezzi finali, con il rischio di perdere quote di mercato e, nei casi più estremi, di valutare la delocalizzazione delle produzioni verso Paesi con costi energetici più bassi.

Le imprese stanno reagendo adottando strategie di contenimento dei costi, investendo in soluzioni per ridurre e stabilizzare la spesa energetica, ma è evidente che interventi strutturali siano indispensabili per garantire la sostenibilità del sistema produttivo italiano nel lungo periodo.

In questo scenario critico, una maggiore penetrazione delle rinnovabili, completata dall’installazione di sistemi di accumulo, non è solo una risposta sostenibile a livello ambientale, ma anche una leva strategica per rilanciare il tessuto produttivo nazionale, dal momento che può contribuire in modo determinante a contenere i costi e garantire approvvigionamenti energetici stabili e competitivi.

La radice del problema è ben nota: nel 2024, per oltre il 60% delle ore, il prezzo marginale è stato fissato da centrali a gas (Ccgt e Tg), secondo i dati GME elaborati da ANIE. Il gas resta, quindi, il riferimento principale per il costo dell’energia elettrica, esponendo l’Italia a una cronica vulnerabilità dovuta alle crisi geopolitiche e ai rialzi internazionali dei prezzi delle materie prime.

Nel frattempo, altri Paesi europei hanno investito con decisione su un mix energetico a bassa intensità carbonica, facendo leva su rinnovabili mature e competitive e ottenendo prezzi elettrici significativamente più bassi e maggiore stabilità rispetto agli andamenti del mercato del gas.

La buona notizia è che fotovoltaico ed eolico sono oggi le fonti più economiche per produrre energia elettrica. In base ai dati ANIE, il costo livellato dell’energia (LCOE, vale a dire il costo medio per generare energia di un impianto di produzione nel corso della sua vita utile) di un impianto fotovoltaico da 30 MW si attesta tra i 55 e i 65 €/MWh, e quello di un impianto eolico on-shore tra i 70 e gli 80 €/MWh: valori inferiori, nella maggior parte dei casi, agli attuali prezzi medi di mercato.

Nel primo trimestre del 2025, i PPA (Power Purchase Agreement) decennali per il fotovoltaico si sono attestati a 56,5 €/MWh e quelli per l’eolico a 69 €/MWh. Prezzi certi, e molto competitivi, che testimoniano come la transizione energetica sia un’opportunità concreta per rafforzare le imprese italiane.

Tuttavia, il potenziale delle rinnovabili rischia di essere fortemente limitato da carenze infrastrutturali e lentezze burocratiche. Nel breve-medio termine, infatti, la diffusione del solare potrebbe essere frenata da colli di bottiglia autorizzativi, lo sviluppo dell’eolico da vincoli geografici e locali, mentre la mancanza di adeguati sistemi di stoccaggio e il sottosviluppo della rete, penalizzerebbero soprattutto il Sud e le isole.

Accanto alla generazione utility scale, l’autoconsumo rappresenta una delle soluzioni più immediate e concrete per ridurre il peso della bolletta energetica per le imprese. Fotovoltaico e sistemi di stoccaggio permettono di sganciarsi parzialmente dai meccanismi speculativi del mercato e pianificare la spesa energetica su orizzonti di lungo periodo.

Le tecnologie ci sono, le risorse anche. L’Italia ha installato 7,4 GW di nuova potenza rinnovabile nel 2024, ma resta lontana dagli obiettivi del PNIEC, che ne prevederebbero almeno 10 GW annui. È il momento di accelerare.

Come visto la transizione energetica non è più solo una questione di sostenibilità ambientale. È una necessità economica e industriale, il presupposto per riportare competitività al sistema Italia. Servono strumenti normativi efficaci, semplificazione autorizzativa e una visione strategica di lungo periodo. Grazie a questo, le aziende italiane avranno un’occasione storica per trasformare il proprio profilo energetico e liberare risorse per investimenti, innovazione e crescita.

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