Gli apparecchi elettronici sono davvero pericolosi?

Gli apparecchi elettronici sono davvero pericolosi?

Una vasta gamma di componenti tra metalli, plastiche e altre sostanze sono contenute nelle apparecchiature elettroniche. Uno studio condotto dal Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP – United Nations Environment Programme) in collaborazione con StEP (Solving the E-Waste Problem, un’iniziativa promossa dall’ONU), mostra, ad esempio, come un telefono cellulare può contenere più di 40 elementi, tra cui metalli come il rame, lo stagno; metalli speciali come il cobalto, l’indio e l’antimonio; e metalli preziosi compreso l’argento, l’oro e il palladio.

I metalli rappresentano in media il 23% del peso di un telefono cellulare (con una percentuale maggiore di rame), mentre per il resto è composto di plastica e materiale ceramico.

Una tonnellata di telefoni (senza batteria) contiene:

• 130 kg di rame

• 3,5 kg argento

• 340 g di oro

• 140 g di palladio

Naturalmente, il contenuto di metalli preziosi di un singolo apparecchio sono nell’ordine di grammi o milligrammi. In media, un telefono cellulare contiene infatti:

• 9 grammi di rame

• 250 milligrammi di argento

• 24 milligrammi di argento

• 9 milligrammi di palladio

Invece, la batteria agli ioni di litio di un telefono cellulare contiene circa 3,5 g di cobalto. Sembrano cifre irrisorie, ma se teniamo conto dei 1,2 miliardi di telefoni cellulari venduti nel 2009 e di quelli che saranno venduti nel 2010, è facile capire quanto alta sia la domanda dei metalli preziosi che li compongono. Se moltiplichiamo questi dati per tutte le altre apparecchiature dell’elettronica portatile, le cifre in gioco diventano davvero considerevoli. Se consideriamo il fatto che l’Europa importa oggi (2010) circa il 95% dei metalli e l’80% delle risorse energetiche utilizzate, il recupero dei materiali può rappresentare una grande risorsa. Oltre alla minore dispersione di CO2 in atmosfera e di emissioni di gas serra che si avrebbero nella fase di estrazione di nuove materie prime, un corretto recupero dei rifiuti elettrici ed elettronici comporterebbe anche un vantaggio economico dato l’alto valore di mercato delle materie seconde. I materiali recuperati, quando non sono più necessari ulteriori trattamenti e possono essere utilizzati in un processo industriale o commercializzati, vengono definiti “materie prime seconde”; mentre nel caso di quelle estratte si parla di “materie prime vergini”. Solo la consapevolezza collettiva e una buona organizzazione del settore possono aiutare a non disperdere queste risorse: le apparecchiature elettroniche vanno raccolte e riciclate perché ridiventino nuove possibilità di ascoltare musica, filmare, fotografare, telefonare, giocare e divertirsi. E non solo, la corretta gestione dei Rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche contribuisce alla salvaguardia della salute e del pianeta, oggi considerevolmente messe a rischio dal mercato illecito dei rifiuti pericolosi.

Tra questi rifiuti pericolosi rientrano anche i Raee e in particolar modo i telefoni cellulari. “I cellulari che eliminiamo al ritmo di uno ogni dieci minuti finiscono nella stragrande maggioranza in villaggi cinesi dove tutti, bambini compresi, smontano rifiuti elettronici, in condizioni di assoluta mancanza di qualsiasi protezione ambientale, per un corrispettivo di 12-15 dollari al giorno. Smaltire significa svitare, strappare, bruciare le parti di plastica e recuperare metalli con valore commerciale: non esistono procedure di protezione o controlli su cadmio, piombo, mercurio e altre sostanze tossiche presenti nel materiale.

Ovviamente alcune di queste sostanze tossiche, liberate nell’aria e nell’acqua, entrano nella catena alimentare e si accumulano nel sangue delle persone che lavorano, vivono e si riproducono nei villaggi della rottamazione.

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