È sbagliato credere che la formazione umanistica e classica non sia ‘all’altezza’ di una carriera nel campo scientifico, o addirittura che non sia adattabile alla sfera pratica. A differenza dell’opinione comune fuorviata dalle “due culture” di P.C.Snow (rifiuto per la materia che non era propria, così marcato da divenire spesso spocchiosa superiorità) uno scienziato, soprattutto nel campo delle nuove tecnologie, può raggiungere il successo essendo un esperto sia di materie scientifiche che umanistiche in egual misura. Si tratta invece di un’istruzione a tutto tondo, che supplisce al minore approfondimento sulle scienze – purtroppo, un dato di fatto – fornendo agli studenti moltissime capacità utilissime e dai molteplici risvolti pratici, come nel caso del Liceo Scienze Umane Milano Faes, esempio di eccellenza didattica sociologica e pedagogica applicata alla formazione degli studenti e il loro inserimento nel mondo del lavoro attraverso seminari formativi con manager, oltre che alla formazione della persona nelle sue capacità professionali ed etiche. Il tutto con un grosso respiro internazionale.
Ma perché al giorno d’oggi si disprezzano così tanto le materie umanistiche? La domanda sorge spontanea vivendo in una nazione che non ha eguali al mondo per tradizioni, storia, cultura e patrimonio.
Siamo arrivati quasi al punto di disprezzare i mezzi che ci permettono di conoscere la nostra grandezza.
Forse siamo troppo viziati, forse siamo stufi di ritrovare reperti o di godere della bellezza di tutto ciò che abbiamo semplicemente posando il nostro sguardo oltre l’orizzonte. Per non parlare della tradizione letteraria: saturi di Dante, Manzoni e Leopardi.
A dircelo è il MIUR (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca). Secondo i dati, la metà dei ragazzi italiani che esce dalla scuola media oggi sceglie un istituto tecnico o professionale. La minoranza, il 48%, sceglie di intraprendere la “carriera” da liceale. Si opta dunque per una formazione pratica, a scapito delle scienze umane o indirizzi umanistici puri, e la risposta va forse cercata nel mondo moderno, schiavo delle nuove tecnologie e sempre alla ricerca di esperti in programmazione e analisti
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