Da WWF.IT “L’alluvione in Sardegna è solo il più recente, drammatico evento, reso estremo dai cambiamenti climatici, secondo uno schema tristemente noto da tante catastrofi naturali a livello globale, e i cui impatti sono resi più gravi dalla debolezza del nostro paese sul fronte del dissesto idrogeologico e del consumo di suolo” denuncia il WWF Italia “Siamo tra l’incudine e il martello, e agire è sempre più urgente: da un lato dobbiamo cambiare il nostro modello di sviluppo per fermare il cambiamento climatico galoppante; dall’altro dobbiamo garantire al più presto all’Italia i fondi per l’adattamento ai cambiamenti climatici e per la manutenzione del territorio che garantiscano azioni concrete contro il rischio idrogeologico in un paese cementificato, ogni anno più vulnerabile.”
Gli eventi climatici estremi a livello globale hanno causato danni economici per quasi 200 miliardi di dollari all’anno, negli ultimi 10 anni, e sembrano destinati a crescere con il peggioramento dei cambiamenti climatici, secondo quanto riporta la Banca Mondiale in un recentissimo report.
Il Ministro dell’Ambiente Orlando, in partenza oggi per Varsavia, deve fare la sua parte al vertice del clima e chiedere agli altri leader di invertire la rotta e fermare l’inquinamento da CO2 che sta mutando profondamente il nostro Pianeta, con forti rischi per gli esseri umani e per la biodiversità. L’energia è ancora dominata dai combustibili fossili, ma le opportunità e il futuro sono tutti nell’efficienza e nelle rinnovabili, visto che le tecnologie sono sempre più competitive e affidabili.
Il WWF Italia ricorda ancora una volta come sia indispensabile stanziare i fondi preventivati dal ‘piano di adattamento ai cambiamenti climatici e manutenzione del territorio’ proposto un anno fa dall’allora ministro dell’Ambiente Clini, ma mai stanziati dal CIPE, ovvero 1,6 miliardi all’anno per i prossimi 20 anni. Alla luce di queste esigenze è risibile lo stanziamento di 30 milioni di euro di nuovi fondi per il prossimo anno, e di 180 milioni di euro sino al 2016, per contrastare il rischio idrogeologico previsto nella Legge di Stabilità 2014.
Il WWF ricorda inoltre quanto proposto dal ministero dell’ambiente sul riorientamento dei fondi attribuiti ai commissari straordinari per il rischio idrogeologico, pari a 1,4 miliardi di euro, sia davvero effettivo per far fronte alle maggiori emergenze del territorio.
Purtroppo si continua ad ignorare la necessità di attuare una seria politica di mitigazione del rischio da frane e alluvioni nel nostro Paese.
Negli ultimi 20 anni per ogni miliardo stanziato in prevenzione ne abbiamo spesi oltre 2,5 per riparare i danni.
In Sardegna si consuma l’ennesima tragedia annunciata: l’autorità di bacino regionale della Sardegna, nel Piano di Assetto Idrogeologico del 2006, evidenziava quali “cause principali di esondazione” l’interazione tra infrastrutture di trasporto e reticolo idrografico, unitamente ad una scarsa manutenzione fluviale”, riportando che “su 1055 casi di pericolosità, oltre la metà delle cause deve ascriversi a insufficienza della luce libera sotto i ponti, per il 32%, e a scarsa manutenzione fluviale, per il 19%”. I 459 millimetri di pioggia caduti in poche ore sono un fatto eccezionale ma la responsabilità delle vittime, soprattutto in prossimità dei ponti o di altre infrastrutture viarie va ricercata nella mancanza di manutenzione e prevenzione rispetto ad un evento, peraltro, annunciato.
Ora in Sardegna, ma prima è stata Genova, la Versilia, la Lunigiana, la Valtellina, il Po, le fiumare calabre e campane e comunque in tutta Italia le cause sono precipitazioni sempre più intense per i cambiamenti climatici in atto in un territorio ogni anno più vulnerabile dal consumo di suolo, dalla canalizzazione dei fiumi e da una politica che non prende sul serio la prevenzione e mitigazione del rischio idrogeologico e continua ad affidarsi solo ad interventi che rispondono solo a logiche di emergenza e che risultano spesso inefficaci e controproducenti . Purtroppo le regioni e i cittadini coinvolti sono destinati ad aumentare. Sono infatti più di 5 milioni i cittadini italiani che ogni giorno vivono o lavorano in aree considerate ad alto rischio idrogeologico e 6.633 i Comuni che hanno all’interno del territorio aree ad elevato rischio di frana o alluvione.