Gli scarti di cibo producono la carta, parola di Favini

Gli scarti di cibo producono la carta, parola di Favini

La carta è stato uno dei primi temi ambientali sui quali si è discusso lungamente e per il quale si è cercato soluzioni alternative.

L’abbattimento di alberi portato dalla cartiere è ormai cosa nota, eppure è arrivata una nuova proposta proprio da un’industria del settore, italiana.

E’ infatti la celebre cartiera Favini ad aver cercato, e probabilmente trovato, una nuova soluzione green che tuteli l’ambiente.

Dagli scarti agroalimentari possono nascere bobine di carta. Dalle bucce della frutta ai residui del mais, alle mandorle al via e molto altro, il tutto per produrre montagne di fogli.
La “Crush”, così è chiamata l’innovazione targata Favini, vanta anche il pregio di essere interamente autoprodotta grazie alle turbine che trovano l’elettricità dalla forza idroelettrica .

Il particolare procedimento permette addirittura di ottenere ben sette tipi di colorazioni differenti, e garantisce una riduzione dei rifiuti notevole. Basta immaginarsi  tutto quello che ogni giorno viene scartato negli alimenti, prendendo per esempio la frutta l’idea, ed immaginare che ogni buccia possa essere utile alla produzione, dando inoltre una svolta nella ricerca per la riduzione dei rifiuti.

Questa nuova produzione Favini utilizza in definitiva il 15% di scarti agroindustriali, 55% di fibra vergine e 30% di fibra riciclata dopo il consumo ed è riciclabile ben cinque volte.
Per quanto riguarda la cellulosa, la provenienza è certificata e rispettosa dei parametri indicati dal Forest Stewardship Council.

L’attenzione verso l’ambiente e l’utilizzo di tecnologie eco friendly, unitamente alla ricerca e realizzazione di prodotti eco sostenibili, è valso a Favini un prestigioso premio, il Luxe Pack in Green alla Fiera Internazionale del packaging di Montecarlo.

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