La pluridiscussa conferenza di Doha, Cop 18, sui cambiamenti climatici, ha portato ad un accordo necessario e molto importante: è stato esteso il protocollo di Kyoto.
Sono stati quasi 200 i Paesi che hanno voluto prolungare l’accordo, in scadenza quest’anno, sui cambiamenti climatici, sino al 2020.
Non è tutto oro, però, quello che luccica. Quella del Qatar è stata infatti un delle conferenze più difficili di tutti i tempi e di ciò ha risentito anche l’allungamento del protocollo di Kyoto.
Si è infatti ritirata la Russia che, tramite il suo delegato, ha definito troppo frettolosi e restrittivi i parametri adottati, ed assieme a lei non hanno sottoscritto anche Giappone, Nuova Zelanda e Canada.
Considerando inoltre che gli Stati Uniti non hanno mai fatto parte di questo accordo i Paesi aderenti risultano così responsabili solo del 15% delle emissioni di gas inquinanti.
La speranza e l’obiettivo al momento sono quindi quelle di arrivare ad un trattato più specifico per il 2015 atto a comprendere tutti i Paesi in vista anche della seconda scadenza del 2020.
Brutte notizie anche per la decisione sul pacchetto di aiuti ai Paesi in via di sviluppo, il Doha Climate Gateway, che non è stato stipulato, mettendo così in evidenza gli enormi problemi di comunicazione internazionale, che hanno messo nuovamente in disparte le problematiche ambientali.
Anche il Ministro dell’Ambiente italiano Corrado Clini ha sottolineato i ritardi e le fatiche della conferenza di Doha, che hanno messo in evidenza le difficoltà del negoziato che deve affrontare sia la riduzione del consumo dei combustibili fossili sia la domanda crescente di energia, senza però trascurare l’emergenza ambientale legata all’aumento dell’intensità e della frequenza degli eventi climatici estremi.