In Kenya l’industria del turismo è il secondo settore di maggiore rilevanza economica nel Paese e i proventi in valuta estera che ne derivano rappresentano il 21% del totale, nonché il 12% del PIL.
La natura incontaminata ricca di flora e fauna è l’elemento di maggiore richiamo per i turisti e la sua conservazione un punto fondamentale per la salvaguardia dell’ecosistema locale e il mantenimento di una fonte di reddito tanto importante a livello nazionale.
Il Kenya Wildlife Service nasce nel 1990 tramite Atto del Parlamento con lo scopo di preservare le risorse naturali del Paese in maniera sostenibile. Attualmente il KSW gestisce l’8% del territorio nazionale, all’interno del quale si trovano 22 Parchi, 28 Riserve e 5 Santuari Nazionali, oltre a 4 Parchi e 6 Riserve Marini e 125 campi al di fuori delle aree protette. Il 90% del turismo safari viene ospitato in queste aree e da queste viene generato un guadagno che rappresenta il 75% delle entrate dal settore turistico.
La necessità di avere un ente statale incaricato di proteggere flora e fauna deriva dalla consapevolezza di dover preservare il dono naturale di cui il Kenya dispone e che è moralmente obbligato a tramandare alle generazioni future.
Per questo il KWS si occupa di:
– gestione di Parchi e Riserve Nazionali, garantendo la sicurezza della fauna selvatica all’interno e all’esterno delle aree protette, oltre che quella dei visitatori;
– gestione dei bacini idrici (fondamentali per la produzione di energia elettrica);
– supervisione delle attività di conservazione dell’ecosistema, in maniera diretta o in collaborazione con autorità e comunità locali o riserve private;
– educazione alla conservazione e formazione di nuovo personale;
– ricerca scientifica riguardo le risorse naturali del territorio;
– partecipazione, adattamento e rispetto di convenzioni internazionali.
Le sfide che il KWS si trova ad affrontare sono molteplici e vanno dal cambiamento climatico al degrado degli habitat, dall’impatto della crescita demografica alla modifica delle abitudini delle comunità locali, oltre ovviamente alla lotta al bracconaggio.
Recenti episodi verificatisi presso il Lago Nakuru, che hanno visto vittime dei rinoceronti, sottolineano come questa pratica, nonostante il forte contrasto e i buoni risultati ottenuti, sia ancora presente e pericolosa. A livello nazionale, infatti, solo nell’anno 2014 sono stati persi 16 esemplari di rinoceronte nero, 3 per cause naturali e 13 per bracconaggio (lo scorso anno erano stati 59 in totale). Nel caso degli elefanti, invece, dal 2012 al 2013 si è verificato una riduzione del numero di animali uccisi, passando da 382 a 302: un dato sempre troppo alto, ma abbastanza incoraggiante che il percorso intrapreso stia dando dei frutti.
Il KWS, infatti, continua a definire nuove strategie per contrastare il bracconaggio e tutti i reati contro la natura:
– ha creato una Unità di Intervento Rapido che fornisce supporto alle squadre di ranger in settori ritenuti altamente vulnerabili e lavora in cooperazione con le squadre anti bracconaggio presenti nei Parchi di Tsavo, Narok e Isiolo;
– presso l’Accademia di Manyani sottopone i propri ranger a continui aggiornamenti;
– attraverso la collaborazione con le altre forze dell’ordine kenyane raccoglie e condividere informazioni su presunte bande di bracconieri, si occupa di sorvegliare ingressi e uscite dal Paese e coopera in attività di controllo nelle zone fuori dai Parchi;
– ha stabilito legami con la Magistratura e la Pubblica Accusa, per offrire il proprio supporto affinché i colpevoli di reati contro l’ambiente vengano adeguatamente puniti.
I risultati di tali sforzi non hanno tardato ad arrivare, basti pensare alle 13,5 tonnellate di avorio recuperato presso il porto di Mombasa (proveniente sia da traffico in uscita che in transito nel Paese) o ai 10.106 kg di carne di animali selvatici sequestrati nello scorso anno. L’inasprimento delle leggi in materia di conservazione ambientale è stato sancito anche dal Wildlife Act del 2013, che ha permesso al KWS un ennesimo passo avanti nella lotta ai crimini contro la natura.
Un altro punto di forza nelle attività del Kenya Wildlife Service è la cooperazione con i campi che ospitano i turisti, dislocati.
Barbara Maestri, Socio di Rhino River Camp (situato nel Meru National Park, accanto al Rhino Sanctuary), conosce molto bene questa
collaborazione: “Nel santuario, che misura 50 Km quadrati, vivono 45 rinoceronti bianchi e 20 neri. Il santuario di Meru ha una storia di grandi successi, con una mortalità bassa e un notevole numero di nascite.
Rhino River Camp ha un gate privato per l’ingresso nel Santuario (che permette agli ospiti di osservare sempre questi meravigliosi animali) e si trova a soli 4 Kilometri dal campo del KWS. E’ per noi un privilegio quindi dare un piccolo apporto all’attività di conservazione e sorveglianza degli amici ranger. Forniamo un appoggio logistico nell’uso di internet presso il nostro ufficio e abbiamo fatto di recente una donazione di 4 “camera trap” professionali (sensibili al calore), per la documentazione diurna e notturna del passaggio nei punti chiave di animali o persone.
E’ l’inizio di una collaborazione che proseguirà con altre donazioni e a cui Rhino River Camp tiene molto, per la stima verso l’assiduità e la professionalità del KWS e un piccolo tributo a quel luogo selvaggio e meraviglioso che ci ospita da 5 anni, Meru National Park.”
Rhino River Camp è solo un esempio della disponibilità che i campi dimostrano nei confronti del KWS e le sue attività, attraverso le quali possono offrire ai propri ospiti la bellezza di luoghi incontaminati, protetti e di incomparabile fascino.