Arriva in Italia il primo impianto in Italia per il recupero delle pile

Arriva in Italia il primo impianto in Italia per il recupero delle pile

Parte dalle sponde del lago di Como la sfida ecologica alle pile: S.E.Val, azienda di Colico leader nel recupero dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche, è pronta, infatti, ad avviare il primo impianto italiano in grado di recuperare materie prime-seconde partendo dalle normali batterie alcaline e zinco-carbone. Fino ad oggi, questi materiali venivano inviati ad impianti esteri, principalmente siti in Francia o Germania.

Il nuovo impianto permetterà di trattare 10mila tonnellate di pile all’anno, su una raccolta complessiva che oggi sfiora le 16mila tonnellate. Un simile quantitativo rappresenta un vero pericolo per l’ambiente, ma anche una rilevante fonte di materie prime-seconde che possono essere reintrodotte nel ciclo produttivo.

Ma come funziona l’impianto? Per poter effettuare la lavorazione in maniera corretta, è necessario che l’alimentazione del ciclo produttivo sia priva di componenti estranee. Pertanto la prima fase del ciclo di lavorazione consiste in una separazione di tutti quei materiali – per la maggior parte provenienti dalle isole ecologiche – che non possono essere definiti pile o accumulatori. Infatti nei contenitori per le pile finisce ogni genere di rifiuto – lampadine, toner, chiavi, cellulari, bottiglie, lattine – che vengono rimossi manualmente dagli operatori. A questo punto inizia il vero e proprio processo di trattamento interamente automatizzato.

Affinché la lavorazione sia effettuata in maniera economicamente corretta e possa garantire elevate efficienze di recupero è necessario che ogni tipologia di pila e accumulatore (alcaline, zinco-carbone, nichel-metal-idruro, litio-ione, piombo, etc.) venga trattata con un processo adeguato. Siccome la composizione delle pile è specifica per ciascuna tipologia e varia a seconda del produttore, S.E.Val. ha sviluppato una tecnologia in grado di riconoscere istantaneamente e di suddividere qualunque tipologia di pila ad una velocità reale di 25 pezzi al secondo (90mila l’ora). Le pile così suddivise vengono sottoposte ad una serie di trattamenti meccanici che permettono di separare acciaio nichelato e, più in generale, il metallo utilizzato per l’involucro e le eventuali componenti plastiche da quella che, in gergo, è definita “black mass” o pasta di pile. Quest’ultima costituisce il 70 per cento del materiale sottoposto a trattamento ed è composta per la gran parte da carbonio, zinco e manganese. Tramite una successione di reazioni e una fase di recupero elettrolitico è possibile ottenere la produzione di lamine di zinco metallico puro al 99% e ossidi di manganese utilizzabili come pigmenti.

L’impianto a regime permetterà di immettere sul mercato, ogni anno, circa 8mila tonnellate di materie prime-seconde. Il ciclo che si svolge senza la necessità di interventi manuali, viene controllato da una serie di processori, evitando antieconomiche interruzioni. Inoltre un sistema di supervisione, collegato in rete, gestisce un’allarmistica specifica in grado di allertare il personale specializzato a fronte di qualunque scostamento rispetto ai parametri ottimali.

Questo impianto, primo in Italia, sarà replicato anche in Basilicata. S.E.Val. ha in programma la realizzazione di un secondo impianto presso la propria società controllata Ri.Plastic di Potenza. La capacità di smaltimento pile di S.E.Val potrà arrivare così a 20mila tonnellate all’anno.

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