Tonnellate di elettrodomestici vengono smaltite in modo scorretto e addirittura nocivo per l’ambiente e per le persone. Una ricerca Ipsos rivela uno scenario molto preoccupante: il 55% degli elettrodomestici dismessi in Italia viene trattato in modo non corretto.Il problema, però, non deriva dalla mancanza di buona volontà o dalla scarsa sensibilità, ma da una (totale) assenza di informazione. Il problema, quindi, deve necessariamente essere risolto alla radice, “istruendo” i consumatori: in Italia, ad esempio, solo il 17% degli intervistati sa fornire una corretta definizione di RAEE, mentre addirittura il 71% dice di non averne mai sentito parlare.
Non ci si deve stupire, allora, se i cittadini non abbiano idea di come trattare questo tipo di rifiuti. La ricerca, infatti, rivela che il problema dello smaltimento di queste apparecchiature non riguarda solo quelle gettate nella spazzatura, ma riguarda – soprattutto – una tendenza, davvero molto diffusa, di conservare i vecchi elettrodomestici in cantine o armadi per lungo tempo. Questo comportamento, apparentemente innocuo, racchiude in sé rischi notevoli, legati essenzialmente alla fuoriuscita di sostanze nocive o all’adozione di misure radicali da parte dei proprietari che, da un giorno all’altro, possono decidere di sgomberare solai e cantine in un modo drastico, ma assolutamente scorretto.
Si registra un elevato deficit informativo anche legato al concetto di isole ecologiche: il 21% degli intervistati non sa cosa siano e addirittura il 24% dichiara di non averle mai utilizzate.
Siamo di fronte allo stesso scenario desolante anche quando si presenta la possibilità – regolata da una normativa e quindi obbligatoria – di restituire il vecchio apparecchio nel momento in cui se ne acquista uno nuovo; il 53% degli italiani ignora completamente questa possibilità: ne consegue, quindi, che il 58% dei grandi elettrodomestici e il 90% dei piccoli non vengono ritirati dai negozianti.
Appare evidente – e allo stesso tempo relativamente confortante – che questo comportamento scorretto sia dovuto non alla mancanza di sensibilità, ma alla mancanza di informazione ed educazione e che quindi, una volta colmato questo deficit, la strada verso un futuro più sostenibile diventerà più chiara e facilmente percorribile.