Utilizzare residui di produzioni agricole, prodotti agricoli dedicati e deiezioni animali per produrre metano. E’ questo l’obiettivo del progetto Bio.Ret.E. finanziato dalla Regione Lombardia e condotto da un gruppo di ricerca composto da: Fondazione Politecnico di Milano (capofila del progetto), Politecnico di Milano (Prof. Stefano Cernuschi del Dipartimento di Ingegneria Idraulica, Ambientale, Infrastrutture Viarie, Rilevamento – DIIAR), Università degli Studi di Milano (responsabile scientifico Laura Ammannati), Alintec e dalle aziende Tea Sei e Agricola 2000.
“Attualmente le aziende agricole della pianura padana si dimostrano molto all’avanguardia per la produzione di energia elettrica attraverso biogas”, spiega Alessio Campi, Project Manager della Fondazione Politecnico di Milano che ha seguito Bio.Ret.E. “Purtroppo spesso nel processo di trasformazione in energia elettrica viene dispersa una grande quantità di calore. Da questa osservazione nasce l’esigenza di aumentare l’efficienza di utilizzo del gas, ampliandone le potenzialità di sfruttamento energetico tramite la sua conversione in biometano, che consentirebbe la sua immissione nella rete esistente di gas naturale”.
Questa strada è già stata seguita per esempio da altri paesi europei quali la Germania e la Svezia.
In Italia, invece, gli impianti di biogas di tipo agricolo si concentrano in Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia Romagna. Le aziende lombarde da sole sviluppano il 40% della potenza totale con quasi 90 impianti, per un totale di 51 MW di potenza elettrica istallata. A questi si vanno ad aggiungere i 120 impianti in progetto. “Immettendo nella rete, dopo opportuni trattamenti, il biogas richiesto dagli impianti che potrebbero cumulare una potenza elettrica di 10 MW, si coprirebbe il fabbisogno energetico di 14 mila famiglie, vale a dire circa 37 mila persone”, commenta il Project Manager della Fondazione. La pianura padana, da questo punto di vista, sembrerebbe un territorio particolarmente favorevole al biometano poiché la rete di distribuzione del gas è diffusa e capillare, date le necessità di approvvigionamento del territorio.
Ma le potenzialità di crescita, a livello teorico, sono ancora maggiori. Infatti, è ipotizzabile che in pochi anni si possano raggiungere almeno altri 50 MW istallati in impianti agricoli. La zona più ricca di prospettive per lo sviluppo del biometano è quella compresa nel quadrilatero Pavia, Settala, Orzinuovi, Cremona, in cui le dorsali di distribuzione, i pozzi attivi e siti di stoccaggio sono posti per circa la metà degli impianti entro i 10 chilometri. “In questo modo si potrebbe far fronte alla richiesta di gas metano di circa 100 mila persone, contribuendo alla copertura del fabbisogno energetico con fonti rinnovabili, come richiesto dagli obiettivi comunitari in materia” conclude Alessio Campi.
Per l’immagine si ringrazia Sailko