La sigaretta elettronica è un dispositivo elettronico dotato di una batteria ricaricabile, pertanto deve essere gestita come un rifiuto tecnologico. Ma la procedura non è così semplice e, visto anche il boom improvviso del prodotto, “temo che i negozianti non siano ancora del tutto preparati“. Lo afferma Danilo Bonato, direttore generale Remedia, il Consorzio nazionale per la gestione eco-sostenibile dei rifiuti tecnologici, che spiega come devono essere smaltire le sigarette elettroniche.
“L’e-cigarette, spiega Bonato, è un prodotto relativamente nuovo ma negli ultimi mesi c’è stato un vero boom nelle vendite”. Il fenomeno, dunque, merita un’attenzione particolare dal punto di vista della gestione del prodotto -rifiuto e, infatti, “i produttori si stanno iscrivendo al consorzio. C’è, quindi, una certa sensibilità di chi vende questi apparecchi per partecipare al finanziamento di raccolta e riciclo“.
Il decreto legislativo 151 del 2005, infatti, “obbliga i produttori di tutti gli apparecchi elettronici a organizzare e finanziare un sistema di raccolta e riciclo dei Raee“. Il produttore, infatti, “non può vendere se non è iscritto ad un consorzio e al registro nazionale dei produttori di apparecchiature elettriche ed elettroniche“. Gli obblighi però ci sono anche per cittadini e negozianti.
La sigaretta elettronica a fine vita, infatti, “non può essere gettata nel sacco nero della raccolta indifferenziata” sottolinea il direttore generale di Remedia. Il cittadino, dunque, ha due possibilità: “recarsi all’isola ecologica o andare dal negoziante che, a fronte dell’acquisto di un nuovo prodotto, è obbligato a ritirare il vecchio gratuitamente” grazie al cosiddetto decreto ‘uno contro uno’.
La sigaretta elettronica però essendo dotata anche di una batteria “tira in ballo anche una seconda direttiva perché le pile hanno una gestione diversa. Il povero consumatore, quindi, deve separare la pila dal dispositivo elettronico” che, secondo il decreto legislativo 158 del 2008, “deve essere portata all’isola ecologica o al negoziante che, in questo caso, è obbligato a ritirarla gratuitamente senza l’acquisto di un prodotto nuovo equivalente”. Il negoziante dal canto suo “per ritirare il prodotto-rifiuto deve seguire una serie di procedure come, ad esempio, la compilazione di una scheda e temo che non siano ancora del tutto consapevoli del problema”.
Purtroppo, sottolinea il direttore generale di Remedia, “non c’è ancora tanta informazione“. Visto che il fenomeno è relativamente giovane “immagino che non ci sia ancora un’organizzazione particolarmente strutturata”. Bonato, inoltre, ricorda che “la pila contiene sostanze nocive ma che possono avere un valore una volta recuperate“. L’obiettivo europeo, da raggiungere entro il 2012, era di raccogliere almeno il 25% delle pile gettate ogni anno ma l’Italia non è stata promossa: “siamo tra il 15 e 20%”.
Per evitare che vengano importati prodotti scadenti o pericolosi contenenti liquidi da zone poco “controllate” magari da clan malavitosi ritengo sia giusto che le sigarette elettroniche vengano commercializzate o nelle Farmacie o nelle Tabaccherie, questo per evitare speculazioni di ogni tipo…in questo modo se dovessero scoppiare sappiamo con chi prendercela!!!!! Da non fumatore aborro sia chi fuma il normale tabacco che contiene circa 4600 SOSTANZE NOCIVE…sia le sigarette elettroniche che nel liquido usato per svapare contiene in gran parte anche il GLICOLE usato anche come ANTIGELO PER LE AUTOMOBILI…..FACCIAMO BUONA INFORMAZIONE PER FAVORE….NON VORREI CHE CHI HA APERTO CON 4 SOLDI QUESTO TIPO DI ATTIVITà SPECULI SULA POVERA GENTE…!! La gestualità e la dipendenza psicologica non vengono eliminate con la sigaretta elettronica, infatti più del 70% di coloro che la utilizzano tornano alle classiche entro 60 gg. I giovani con tale prodotto sono maggiormente esposti al vizio del fumo data la pubblicità che le aziende di e-cig attuano continuamente sul mercato. Inoltre l’approviggionamente dei materiali liquidi non è assolutamente regolamentato e certificato!!
Stop a qualsiasi tipologia di fumo!