Last Minute Market, come eliminare gli sprechi?

Last Minute Market, come eliminare gli sprechi?

Un modello di consumo basato sulla sufficienza e sulla consapevolezza delle risorse, è possibile. Lo dice (e lo pratica) da anni Andrea Segrè, docente alla facoltà di agraria dell’università di Bologna, che attraverso il progetto Last Minute Market (Lmm) recupera l’invenduto a favore di enti caritativi e bisognosi. Con un unico obiettivo: ridurre lo spreco.

La Fao stima che oltre un terzo (1,3 miliardi di tonnellate annue) del cibo prodotto per la nostra alimentazione viene sprecato o perduto. L’analisi compiuta da Lmm sugli sprechi nella Grande distribuzione organizzata (Gdo) in Italia, escludendo la ristorazione e lo spreco domestico, nel 2010 ammontavano a 267.899 tonnellate con un impatto economico complessivo di 11 miliardi di prodotti alimentari, ancora consumabili (Libro Nero Segrè/Falasconi). Di questi sprechi, circa il 3% della produzione agricola è rimasta nei campi (15.128.702 tonnellate). Il dato offerto dalla Commissione europea sullo spreco alimentare in Europa, indica in quello domestico il 43%. Dato che Segrè è portato a confermare: «Per l’esperienza di questi anni, mi senti di dire che la responsabilità dello spreco sta in noi consumatori, che compriamo e consumiamo troppo e male». Inoltre, dallo sprecare deriva un mancato valore economico, un costo ambientale e di smaltimento dei rifiuti. Pensare che «il primo ipermercato dove è partito il Last Minute Market, a Bologna, recuperava, il primo anno, 170 tonnellate di cibo, ovvero 17 Tir che non vanno in discarica».

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