L’Unione europea è fortemente dipendente dalle importazioni di materie prime, che sono cruciali per la crescita e la competitività della propria industria. Per questo è necessario migliorare le performances di sostenibilità complessiva, aumentando la proporzione dei materiali riciclati rispetto alla produzione primaria.
La crescente domanda di minerali non trasformati e dei metalli, unitamente alla volatilità dei prezzi di alcune materie prime e alle distorsioni del mercato imposte da alcuni paesi, hanno messo in luce l’importanza delle materie prime per la nostra economia e la società.
L’UE è autosufficiente nella produzione di minerali da costruzione, compresi gli inerti (sabbia, ghiaia, pietrisco e pietra naturale), varie argille, mattoni, gesso e pietra ornamentale. La produzione europea di aggregati è di circa 3 miliardi di tonnellate all’anno. Circa il 91% di tutti gli aggregati è prodotto da risorse naturali, il 5% sono aggregati riciclati e il 2 % sono di origine marina o fabbricati .
L’UE vanta anche una grande produzione di minerali industriali che forniscono una vasta gamma di settori. Per alcuni minerali, come magnesite, fluorite e potassio, l’Europa è un importante produttore mondiale.
L’economia europea tuttavia è fortemente dipendente dalle importazioni di metalli industriali. Solo un piccolo numero di minerali metallici viene estratto all’interno dell’Unione europea, che è ancora un produttore relativamente importante per alcuni di essi, come il cromo, rame, piombo, argento e zinco. Questa produzione, però, rimane di gran lunga insufficiente a soddisfare la domanda europea. Per diversi metalli, tra cui terre rare e PGM (Platinum Group Metals), i Paesi dell’Unione europea fanno completamente affidamento sulle importazioni. L’utilizzo di rottami rappresenta circa il 50% di input per la produzione di metallo.
Negli ultimi decenni, le esportazioni dell’UE di materiali di scarto di valore e di concentrati di metalli sono aumentati considerevolmente, mentre le importazioni sono diminuite in modo significativo. Spedizioni illegali di rifiuti sono difficili da quantificare, ma si presume che siano circa il 20-25% del totale dei trasporti. Queste hanno effetti negativi sulla salute umana e per l’ambiente, ma anche sull’economia: oltre a sviluppare una concorrenza sleale per gli operatori rispettosi della legge, portano alla perdita di preziose risorse in caso di scarso o nessun trattamento a scopo di riciclo.
ll riciclo dei prodotti a fine vita, invece, effettuato nel rispetto degli standard di qualità ambientali europei e all’interno dei paesi dell’Unione, può rendere disponibili materie prime critiche e generare posti di lavoro. Dal 2008 al 2012 nella sola Francia il settore del riciclo dei RAEE ha generato oltre 3.000 nuovi posti di lavoro che hanno riguardato 20 aziende specializzate nelle tecnologie di riciclo e recupero. Oggi in Europa si generano circa 10 milioni di tonnellate di RAEE ma solo un terzo è gestito correttamente e viene riciclato in modo appropriato. La potenzialità economica del settore porterebbe a generare almeno 1 miliardo di Euro di valore di recupero dei materiali se dall’attuale 33% si arrivasse all’80% (quanto avviene nei Paesi Scandinavi).
Un esempio tipico di materie prime critiche ricavabili dai RAEE è quello delle terre rare (REE). La produzione mineraria mondiale di REE per il 2012 è stata stimata a 110.000 tonnellate dal USGS (U.S. Geological Survey). Sulla base dei dati USGS è la Cina il produttore dominante e rappresenta l’87% dell’offerta mondiale (anche se questo paese ha solo il 48% delle riserve mondiali). Tuttavia, la quota della Cina è in calo rispetto al 2011 (95%) a causa dell’avviamento della produzione mineraria negli Stati Uniti e nella miniera di Mount Weld in Australia.
L’Europa però non produce REE. Nel complesso, l’UE negli ultimi 5 anni è stato un importatore netto di composti di terre rare, metalli e leghe, per circa 12.000 tonnellate all’anno; tuttavia nel 2008 l’importazione ha avuto un picco pari 20.000 tonnellate. Questo andamento di ripercuote sul prezzo: per gran parte degli ultimi 40 anni i prezzi delle terre rare sono rimasti stabili a circa $ 5.000 – $ 10.000 per tonnellata; nel periodo 2009-2011 si è evidenziato un forte aumento dopo la decisione della Cina di rafforzare significativamente le sue quote di esportazione – anche se da allora sono tornati a un livello più basso.
Secondo il recente rapporto UNEP, tassi di riciclaggio di fine vita per tutti gli elementi delle terre rare sono sotto l’1