Navigare su internet inquina? Nascono motori di ricerca e widget green

Navigare su internet inquina? Nascono motori di ricerca e widget green

Gli utenti sono sempre più consapevoli che l’uso del computer (e quindi anche di internet) produce elevate quantità di CO2; molti colossi della rete stanno iniziando a seguire l’onda ecologica e ad ideare o implementare motori di ricerca green e applicazioni che permettono di monitorare la quantità di energia utilizzata o i livelli di Co2 prodotti e diffusi nell’aria. Infrastrutture, reti, cavi, processori, server arrivano a produrre il 2% delle emissioni globali di anidride carbonica.Google afferma che per ogni ricerca effettuate vengono emessi 0,2 grammi di Co2: calcolando – anche approssimativamente – quante ricerche vengono effettuate ogni giorno, è facile cogliere la portata dell’impatto sull’ambiente. Fortunatamente, cresce sempre di più una coscienza eco: vengono – ad esempio – eliminati gli screen-saver che, in modalità stand by, sprecano inutilmente; si inizia a rispondere solo alle mail veramente utili e si stampano solo quelle veramente indispensabili; si spengono i dispositivi una volta terminato l’uso e, infine, si stampa coscientemente tramite l’utilizzo di tecnologie multifunzione.

E le aziende, come si comportano in fatto di “green”? Anche loro hanno iniziato a dare un contributo concreto per attenuare l’impatto che i computer e internet hanno sull’ambiente.
Google ha realizzato diverse campagne “pro pianeta terra”: Power Meter, ad esempio, è un dispositivo, simile ad un contatore virtuale, che permette di misurare il consumo di energia elettrica e di controllarlo direttamente online o dal proprio cellulare; altro neonato della famiglia Google, poi, è “Blackle” che ha le stesse potenzialità della versione classica, ma – essendo di colore scuro – diminuisce la luminosità delle schermo, consentendo un notevole risparmio di energia.

Google, tuttavia, non è la sola azienda con una spiccata attenzione verso la tutela dell’ambiente: Lifegate, il primo network media e advisor per lo sviluppo sostenibile che promuove un nuovo stile di vita e il modello economico, ha creato – in collaborazione con Google – LifeGaatle Search, un motore di ricerca a sfondo nero, che contribuisce a diffondere un messaggio di attenzione all’ambiente.

Blackr.it è invece un progetto totalmente italiano che invita ad usare una pagina di ricerca con fondo nero e testo in grigio chiaro per ridurre lo stress visivo e risparmiare migliaia di watt, durante la consueta attività di ricerca online. Pur mantenendo una propria identità autonoma, Blackr è creato con Google Co-Op ed è supportato dal servizio Google, che garantisce affidabilità e sicurezza.

Esistono anche colleghi meno famosi, ma con grandi propositi: Ecocho ed Ecosia, ad esempio, permettono di piantare alberi e proteggere foreste. Ecosia è un motore di ricerca sostenuto da Yahoo, Bing e dal WWF; funziona fondamentalmente come qualsiasi altro motore di ricerca ma, in collaborazione con il WWF, dona almeno l’80% dei guadagni pubblicitari per sostenere un programma di protezione della foresta pluviale. Senza spendere un centesimo, quindi, gli utenti possono salvare circa due metri quadri di foresta pluviale per ogni ricerca effettuata.

Lo spirito ecologista di Ecocho, invece, si racchiude nello slogan “mentre tu cerchi noi piantiamo alberi”: ogni 1000 ricerche eseguite, infatti, la Società pianta fino a 2 alberi, contrastando così circa 1 tonnellata di gas serra.
Oltre ai motori green, che limitano notevolmente le emissioni di Co2 nell’aria, esistono anche dei software che permettono monitorare la quantità di anidride carbonica prodotta e diffusa: grazie a CO2stats, ad esempio, è possibile applicare un widget sulla homepage che monitora la produzione di anidride carbonica derivata dal traffico che giunge ad un sito. Per usufruire di questa applicazione basta effettuare una donazione di qualsiasi entità, che andrà a sostenere vari progetti ambientali, bilanciando così la produzione di Co2 immessa nell’ambiente a causa nostra.

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