La Green Economy – lo sappiamo – è uno dei pochi settori a non aver risentito della crisi economica che ha colpito Italia ed Europa. L’attenzione verso le tematiche ambientali, l’interesse crescente nei confronti di tematiche legate all’efficienza ed il risparmio energetico, verso l’utilizzo di risorse rinnovabili, la bioedilizia e l’alimentazione biologica hanno incrementato – da un lato – la richiesta di prodotti e servizi con queste caratteristiche e – dall’altro – anche il numero di posti di lavoro “verdi“.
Si parla di cifre notevoli: entro il 2020, infatti, gli occupati in questo campo dovrebbero attestarsi, secondo le previsioni ANEA (Agenzia Napoletana Energia Ambiente), a 110 mila con un monte stipendi di 2,6 miliardi all’anno.
La figura più ricercata (sempre secondo ANEA) sarebbe l’Energy Manager, che secondo quanto previsto dalla legge 10/91 dovrebbe essere obbligatoria per enti pubblici e imprese private operanti nei settori industriale, terziario e trasporti. Oggi questi professionisti sono circa 2700, 500 solo nel settore pubblico.
Ma di cosa si occupa nello specifico un energy manager?
Si tratta, in sostanza, di una figura tecnica, responsabile della conservazione e dell’uso razionale dell’energia e che svolge un ruolo di consulente indispensabile all’interno delle strutture aziendali.
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