WWF, dobbiamo mettere in conto la natura

WWF, dobbiamo mettere in conto la natura

La pressione delle attività umane sul nostro pianeta ha raggiunto un’intensità tale da rendere possibili cambiamenti ambientali improvvisi e potenzialmente catastrofici per l’intera umanità. Per evitarli il nuovo rapporto del Club di Roma  “Natura in bancarotta, perché rispettare i confini del pianeta” propone un nuovo approccio alla sostenibilità che mette bene in mostra i legami tra la politica, l’economia e l’ecologia. Occorre soprattutto “mettere la natura in conto” assegnando un valore ai servizi degli ecosistemi e alla biodiversità, non utilizzando più la crescita del PIL come indicatore  principale di performance del nostro sviluppo; spostare il peso fiscale dal lavoro all’uso delle risorse rimuovendo tutti i sussidi perversi dannosi per l’ambiente e la sostenibilità dello sviluppo, introdurre le pianificazioni di lungo termine, attuare un disaccoppiamento tra la crescita dell’economia e l’uso di energia e materie prime che sia efficiente ma anche efficace; stabilizzare la popolazione mondiale attraverso il rafforzamento dell’educazione per le giovani donne e l’accesso a servizi di pianificazione familiare e di energia pulita oltre ad avviare strategie di sostenibilità globale nell’ambito dei nuovi Obiettivi di Sviluppo Sostenibile in discussione in sede ONU e che dovrebbero essere approvati nel 2015 .

Questo in sintesi quanto raccontato nell’Aurelio  Peccei Lecture del 2014 organizzata oggi da WWF Italia, Club di Roma e Fondazione Aurelio Peccei, in collaborazione con UniCredit e l’Ambasciata di Svezia,  con Johan Rockström e Anders Wijkman, autori de “Natura in bancarotta. Perchè rispettare i confini del pianeta”, di cui è appena uscita l’edizione italiana, a cura di Gianfranco Bologna per Edizioni Ambiente (diretta streaming e video registrazione su www.wwf.it/streaming).

Oltre agli autori sono intervenuti Roberto Peccei, Presidente della Fondazione Aurelio Peccei e Vice Presidente del Club di Roma, Maurizio Beretta  Responsabile Group Identity & Communications UniCredit, Erika Ferrer, Ministro Consigliere dell’Ambasciata di Svezia, Enrico Giovannini, Professore di statistica economica Università Tor Vergata Roma, già ministro del lavoro e delle politiche sociali e già presidente ISTAT e Gianfranco Bologna Direttore Scientifico WWF Italia e Segretario Generale Fondazione Aurelio Peccei.

Quest’anno ricorre anche il 30° anniversario della scomparsa di Aurelio Peccei (1908-1984), lo straordinario fondatore e presidente del Club di Roma, il grande think-tank internazionale che per primo ha dimostrato l’impossibilità di una crescita materiale e quantitativa in un mondo dai chiari limiti biofisici con il famoso rapporto “I limiti dello sviluppo”, dal quale derivano le ricerche scientifiche sui “limiti planetari” (Planetary Boundaries) di cui Johan Rockström rappresenta l’autentico precursore e sulle quali si fonda il rapporto “Natura in bancarotta”.

‘La scienza dipinge un quadro sempre più nitido dei rischi che abbiamo di fronte. Grazie a valutazioni scientifiche globali, come quelle fornite dall’IPCC e dal Millennium Ecosystem Assessment, abbiamo raggiunto un livello di conoscenze tale da supportare le  azioni necessari da intraprendere come abitanti di questo pianeta per cambiare “rotta”. Nessuno dovrebbe contestare ciò, eppure fino a oggi non siamo riusciti a fare quello  che è necessario per ridurre i rischi; al contrario, abbiamo subito le lusinghe del compromesso e della visione a breve termine. Mi trovo ad affrontare questo dilemma ogni volta che parlo con leader politici, uomini d’affari, i media e le persone comuni.” Ha dichiarato Johan Rockström

“Il divario tra ciò che secondo la scienza è necessario e ciò che la società fa concretamente è una delle spiegazioni del mio impegno a comunicare, al meglio delle mie possibilità e a volte anche con una testardaggine un po’ folle, quello che so dello stato attuale della conoscenza scientifica sui rischi ambientali a cui siamo esposti. Talvolta questo atteggiamento viene definito “apocalittico”. Io la vedo esattamente al contrario, cioè come un fatto estremamente positivo che, grazie ai progressi scientifici, siamo ora consapevoli delle molte minacce che il nostro modo di gestire l’economia pone al nostro benessere. Sappiamo dove sono gli scogli e possiamo evitarli. Fino a poco tempo fa eravamo come Colombo, ciechi in un oceano infinito e certi della crescita infinita. Adesso sappiamo che il pianeta è un arcipelago intricato, dove l’abilità nella navigazione è fondamentale per non fare affondare la nave” ha dichiarato Anders Wijkman.

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