La dieta mediterranea è forse la più famosa tra le diete. Se ne sentono tante, nuove e vecchie, ma la tecnica di dimagrimento tipicamente europea non tramonta mai.
E’ stata definita salutare per il consumatore, sostenibile per le tasche e per l’ambiente.
Questa “triade” è emersa dall’approfondita ricerca condotta dal Professor Gabriele Riccardi per Barilla Center presentata al “Alimentazione e ambiente: legami tra indicazioni nutrizionali e impatti ambientali” di Bologna organizzato da Barilla Center for Food & Nutrition (Bcfn).
Dallo studio è risultato che il menu mediterraneo e sostenibile, composto da frutta, verdura, cereali, pesce due volte a settimana, permette di equilibrare le proteine animali e vegetali. La stessa scelta di piatti tiene in equilibrio un ulteriore aspetto, quello ambientale tra risorse e prodotto finito.
Al simposio di Bologna ha però acceso un campanello d’allarme il Sinu, Società Italiana di Nutrizione Umana, rappresentata dal presidente, dottor Furio Brighenti.
Secondo l’esperto dottore, la crisi ha aumentato difetti già presenti: la dieta degli italiani è ancora assolutamente valida ma è stato rilevato un costante peggioramento dal modello d’origine. In moltissimi infatti tendono a consumare troppi grassi tralasciando le fibre.
Non bisogna dimenticare comunque che l’adozione di una dieta mediterranea, o simile, rappresenta un fattore protettivo contro le più diffuse malattie croniche.
In termini di impatto ambientale la dieta mediterranea porta un risparmio del 54% sull’impronta ecologica e del 59% in termini di emissione di Co2 rispetto alla dieta nordamericana.